Il termine relax indica uno stato di riposo fisico e mentale, una condizione che potrebbe essere il nostro stato naturale se non fosse continuamente alterato da tensioni fisiche, emotive e cognitive, effetto di un ambiente per molti aspetti malsano, soprattutto per le difficili relazioni con il contesto, con gli altri e con noi stessi.
Caratterizzato da una diminuzione della tensione muscolare e psichica, relax è un tempo in cui si riducono le fonti di stress, permettendo al corpo e alla mente di rigenerarsi, contribuendo a migliorare il sonno, riducendo l’ansia e la pressione sanguigna, aumentando la sensazione di benessere generale. Ecco perché sono fondamentali, per il nostro corpo, sia il movimento sia il riposo, in una alternanza di momenti energetici diversi e complementari, con attività motorie e pause di inattività per il corpo e attività cerebrali e pause di silenzio per la psiche. Il nostro sistema corpo-mente funziona infatti in modo unitario: ciò che accade nell’uno si riflette nell’altra e viceversa.
In questo senso, uno stato di relax implica essere rilassati, calmi, sereni, e contemporaneamente lucidi, energetici, pronti all’azione. Significa che le tre principali dimensioni del nostro essere, quella fisica, quella emotiva e quella relazionale, sono in armonia, ben integrate e allineate.
In realtà, una delle principali difficoltà che noi umani incontriamo oggi nella nostra quotidianità è la spinta alla velocità, il bisogno di fare, di raggiungere obiettivi in fretta, di ottenere tutto e subito. Il nostro corpo è abituato all’adrenalina ed è difficile “non fare”: a volte proviamo addirittura un senso di colpa se non facciamo qualcosa.
“Stare e basta” sembra diventato impossibile: pensiamo alla compulsione, non solo giovanile, di scrollare continuamente il cellulare, sui mezzi pubblici, a tavola, persino mentre si parla con qualcuno, per leggere, commentare o scrivere post, in attesa di un like da perfetti sconosciuti.
Stare viene percepito come un non senso, ci sentiamo persi nel vuoto e senza obiettivo e tendiamo a evitare in tutti i modi la possibilità di entrare in contatto con noi stessi, fermandoci davvero. La capacità di trovarci semplicemente in presenza di noi, invece, è proprio quella che ci insegnano le tecniche di meditazione e mindfulness, invitandoci all’immobilità, al silenzio, o tutt’al più a camminare lentamente, come proponeva il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh.
Eppure, svoltare è necessario per riempire di nuovo, scaricare serve a poter ricaricare. Come dice il filosofo Thomas Fuchs nel libro Che ne sarà dell’essere umano?, ed. Castelvecchi, 2023: “Dovremmo rallentare il nostro tempo di sviluppo senza essere così accelerati dalle nuove tecnologie. Potremmo iniziare a praticare la presenza corporea. Sentirci pienamente immersi nella situazione, coscienti di quello che stiamo facendo, toccare le cose e sentirci toccati dalle cose. Solo l’incontrare la corporeità dell’altro attraverso la nostra, nell’ambiente fisico, ci permette di connetterci realmente.”
Insomma, l’invito è provare a “stare con quel che c’è”. E vedere cosa succede.