Le settimane comprese tra Natale e l’Epifania sono per tradizione delle occasioni per dedicarsi di più a sé, con tutto ciò che comporta avere un maggior contatto con la propria vita… (e con la famiglia per chi ce l’ha, o con gli amici), lontano dal lavoro.
Chi sente il bisogno di staccare può approfittare delle vacanze, pur restando a casa e non andando via dalla città, per fare altro rispetto alla propria quotidianità professionale, e trasformare il tempo libero in un’occasione di piacere, magari dedicandosi a uno degli hobby preferiti, ai quali durante l’anno non si riesce a prestare la giusta attenzione. Dalla cucina al giardinaggio, dalle passeggiate con il cane al disegno o alla pittura, dal cinema al teatro: il tempo per sé può dilatarsi e permetterci di rallentare i nostri ritmi interni, dando a tutto il sistema mente-corpo l’opportunità di riallinearsi e integrarsi al meglio.
E una buona pratica, in questo senso, potrebbe essere quella di dedicare qualche minuto, al mattino e alla sera, per stare e osservare semplicemente come stiamo. Che cosa vuol dire “stare”? Significa non fare niente, non occuparsi di nulla, provare davvero a bloccare l’istinto di riempire compulsivamente il tempo e lo spazio.
Come fermarsi? Per esempio, dopo aver chiuso la porta della stanza in cui ci troviamo, mettersi seduti comodi nella poltrona preferita, spegnere il cellulare per garantire di avere silenzio intorno a sé e chiudere gli occhi per qualche minuto. Stando fermi, sentire l’appoggio del corpo sulla poltrona, quello dei piedi sul pavimento, la schiena eretta e non rigida contro lo schienale, le braccia rilassate con le mani in grembo o sulle cosce. La testa dritta, le spalle morbide, il torace aperto, il ventre rilassato senza nulla che ci stringa, la bocca leggermente socchiusa con i denti non stretti.
E osserviamo noi stessi e il nostro corpo, come se avessimo una telecamera interna che ci permette di soffermarci su come respiriamo, sul battito cardiaco, su eventuali movimenti viscerali o tensioni muscolari, sulla temperatura superficiale. Osservarsi e ascoltarsi vuol dire prender nota di quel che c’è, senza giudizio, stando con quello che osserviamo e ascoltiamo.
Com’è stare così? Emergono pensieri, ricordi, immagini, voci interne? Emergono piccole sfumature emotive? È complessivamente un’esperienza piacevole? Riusciamo a sentire che il nostro sistema si rilassa, si tranquillizza, si calma?
Prendiamo nota mentalmente di tutto; e se invece di essere un’esperienza piacevole facciamo fatica, o ci annoiamo, o semplicemente non sentiamo nulla, va bene lo stesso. Vi invitiamo a stare con quel che c’è, in tutti i sensi, davvero senza giudizio.
Poi, dopo qualche minuto, riapriamo gli occhi e riprendiamo il contatto con la stanza. Se riusciamo, scriviamo qualche appunto sull’esperienza. E proviamo a ripeterla alla sera, prima di andare a dormire, nella stessa modalità. Vediamo se cambia qualcosa, e ne
prendiamo nota. E proviamo a farlo per qualche giorno, magari per tutta la durata delle feste, sempre senza giudizio.
Per qualcuno, se non l’ha mai fatto, potrà essere un’occasione nuova di conoscere un altro pezzettino di sé.